I Black Holes di Michele Cossyro
Tratto da”Black Holes” (2016, Edizioni Kappabit)
In questi giorni in cui si dà l’annuncio al mondo intero del rilevamento dell’esistenza reale delle ‘onde gravitazionali’, cento anni dopo che Albert Einstein le aveva teorizzate e predette con la teoria generale della relatività, non sorprende quasi poter constatare che anche l’arte, come la scienza, ha le sue antenne premonitrici. E mi riferisco alle opere di Michele Cossyro, di cui non ci si stanca di stupirsi per la valenza anticipatrice delle sue ricerche plastiche rivolte a forme particolarmente originali e sorprendenti per l’evocazione di impressionanti fenomeni di cui prima la fisica moderna e successivamente quella contemporanea si sta da tempo occupando.
Le mie osservazioni sono rivolte alle sue più recenti opere denominate black holes come sono definiti i celebri buchi neri individuati ormai al centro delle numerose galassie esistenti nell’universo. Ma lo stupore per il lavoro di Cossyro aumenta se si considera che l’annuncio storico del rilevamento effettivo delle onde gravitazionali avviene in giorni e settimane in cui egli ha realizzato alcune variazioni della forma black hole (buco nero), raddoppiandola specularmente e denominandola Collisione, proprio qualche settimana prima di venire a conoscenza dell’evento catastrofico (11 febbraio 2016) dello sprofondamento di due buchi neri, uno nell’altro, pesanti decine di volte il Sole, evento tale da irradiare nello spazio onde gravitazionali che viaggiando milioni di anni nello spazio e increspandolo, come si increspa l’acqua di un lago, sono giunte alle antenne predisposte dagli astrofisici per registrarne l’esistenza effettiva.
Di Cossyro si conosceva già l’opera Spirito del fuoco, 1984, un dipinto a olio su tela (cm 40 x 40) esposto nella galeria Hobelix di Messina in una mostra presentata da Eva di Stefano nel 1985, che – insospettabilmente – preludeva e anticipava il suo successivo ciclo di opere ispirate ai buchi neri e più recentemente alle Collisioni (forme accartocciate), con cui, solo pochi giorni fa, è stato denominato anche lo stesso fenomeno catastrofico avvento nel cosmo.
Non meno rilevante e di forte suggestione per l’impiego di una nassa per la pesca di crostacei è il Buco nero nassa, realizzato da Cossyro negli anni Novanta,
Se i “buchi” o i “concetti spaziali” di Lucio Fontana, hanno fornito, in modo pionieristico, negli anni Cinquanta una fisionomia ideale all’identità dello spazio siderale e perfino a quello delle particelle, ora Cossyro con i suoi black holes si è spinto verso frontiere ancora più estreme. Infatti, il ciclo dei buchi neri (2010-2016) concepiti e realizzati da Cossyro con tessere vitree e ardesia, e collocati sul pavimento sopra lastre di acciaio inox lucidato a specchio o sospesi in aria, consentono di prendere visione e coscienza di una realtà altrimenti invisibile poiché riferita a fenomeni astronomici aventi una massa di numerose migliaia di volte superiore a quella del sole strutturalmente munita di una velocità in grado di inghiottire la luce e pertanto non consentendo la sua diffusione.
I buchi neri di Cossyro sono sorprendenti per la loro policromia. D’altra parte, se si osservano le immagini simulate del disco di accrescimento attorno al buco nero al centro della nostra galassia, la Via Lattea, si può notare che esse presentano tutti i colori dell’iride. Ciò, senza poter trascurare che l’autore di un denso saggio sull’argomento dei buchi neri si è domandato recentemente se essi fossero davvero neri. «La risposta è sì e no – ha dichiarato – . Sono neri nel senso che niente può sfuggire all’orizzonte degli eventi (…).Però non sono veramente neri perché il materiale che cade nel buco nero causa un grosso rilascio di energia che può dar luogo a fenomeni facilmente osservabili. In questo senso i buchi neri più massicci possono dar luogo alle sorgenti più luminose dell’universo: i nuclei attivi.»[i]
Cossyro, ben più suggestionato dall’impressionante fenomenologja delle forze in gioco e dalla dimensione sublime in cui l’astrofisico ci proietta, ha accentuato nei suoi black holes l’aspetto della stupefazione derivante dai vortici di luce creati con le tessere vitree collocate con puntuale precisione e qualità di accostamenti policromi fino a esiti mirabili. Le diverse forme visualizzano le varie ipotesi di formazione astrale secondo una visionarietà del tutto immaginaria che accentua la meraviglia di quei corpi plastici. E spesso la dimensione poetica è più vicina alla realtà di quanto non si immagini.
Nel repertorio delle forme ideate e realizzate con i più svariati materiali musivi – dall’ardesia alle tessere vitree, dal marmo nero Africa al diaspro di Sicilia, dal marmo nero del Belgio fino alla ceramica a smalto – si distinguono alcune variazioni morfologiche atipiche rispetto alle strutture coniche, come Buco nero Arco arancio, 2014, Buco nero doppio Rosso-nero, 2014, Buco nero fratto, 2015 e Buco nero Squarcio di paesaggio cosmico, 2015, Buco nero Collasso Nero-blu 2015 e Buco nero Collasso celeste, 2015. Queste opere evidenziano aspetti spiraliformi o conici aperti che, insieme al Buco nero Sella cosmica (zappa), 2011-2013, suggeriscono altre possibili aggregazioni materiche attorno alla sublime e terrifica soglia dell’orizzonte degli eventi.
Dopo l’installazione di Palermo, al Real Albergo delle Povere nel 2014, che risultava particolarmente coinvolgente per l’oscuramento ambientale in cui le opere erano immerse, la mostra di Roma dedicata a queste nuove creazioni di Cossyro sancisce un suo indubbio primato sull’evocazione cosmica di queste forme. Quella dell’artista pantesco è un audace pronunciamento, non solo formale ma poetico, su una realtà ancora in gran parte ignota ma non alla sonda sempre inquieta del suo pensiero visivo.
[i] Alessandro Marconi, I buchi neri, Società Editrice Il Mulino, Bologna 2013, p. 39.