Tra spazio vero e spazio artefatto
Si era nel ‘78, e Cossyro sviluppava entro la dialettica tra referente e simbolo — l’analisi dei termini interni del linguaggio già avviata da tempo, e con radicalità, come può documentare un’opera del ‘74 — Tra spazio vero e spazio artefatto — in cui si assisteva allo sfondamento del diaframma-quadro, con il ritorno dalla convenzionalità della finestra prospettica albertiana alla verità dell’apertura diretta sul reale. La tela dipinta era infatti tagliata per due terzi, lasciando libera la visione del muro: però attraverso il telaio, che ribadiva l’inevitabile trasposizione, nell’operazione artistica, del dato naturale su di un registro altro, artificiale appunto. Con una rarefazione concettualeggiante, con una stringente autoriflessività, e quindi con una perdita di senso che tuttavia subito Cossyro riempie semanticamente dando libero ingresso alla tematica insieme soggettiva e oggettiva della memoria del mare.
– Luciano Caramel (1989)