Testo in Catalogo Mostra Personale “L’angolo di Tanit”, Marzo 1985

Michele Cossyro ha cominciato a dipingere affascinato dalla luce e dal colore del cielo e del mare della sua isola di Pantelleria, i prodotti del mare, le belle conchiglie iridate. Poi quella luce, spinta dagli azzurri e dai blu intensi verso l’orizzonte, si è come rappresa, formando una linea netta, tanto più lucente quanto più profondo il colore. Di lì sono nate le « superfici specchianti », le immagini ad angolo retto, la pittura che rispecchia se stessa, il mito di Narciso.

Tra l’una e l’altra fase si collocano le lunghe ta­volette con gli ami e il relitto di barca, ricordi ancora del ‘mare, una barca-scultura, anticipo delle sculture, di raffinata tecnica, che arricchiscono la personalità artistica del Cossyro. Poi il colore esplode, si frantuma, si sparpaglia sulla superficie della tela come in procinto di disperdersi o di ricomporsi, mentre nell’angolo della cornice l’immagine accartocciata sembra esser là per essere con­sultata al fine di ricostituire il quadro. Nelle opere di questi ultimi due o tre anni Cossyro prova un nuovo supporto per un colore fatto, di blù e azzurri profondi ma anche di rossi affocati: un supporto di legno piegato a soffietto, qualcuno anche di grandi dimensioni, così che l’immagine si modifica secondo il movi­mento del visitatore che passa davanti all’opera e ad un tratto vede il quadro annullarsi perché lungo la faccia interna di quello che ho chiamato soffietto sono disposti specchi che riproducono, in altro modo, del tutto astratto la luce distruggendo totalmente l’immagine. Un’esperienza, questa del Cossyro, nuova e interessante e che s’inserisce nelle attuali ricerche, pur datando intorno al 1970. Da quell’anno ad oggi l’artista ha sviluppato il suo pensiero, allargando il suo orizzonte pur sempre con grande coerenza: l’immagine, come già negli anni precedenti si frantuma in segmenti, ma ora le asticelle verticali che si dispongono a ventaglio intorno a un perno e che sono della stessa altezza del quadro ripetono più puntualmente l’immagine e, se distese, ricomporrebbero esattamente il quadro. I colori sono vivi, prevalentemente sempre i prediletti dall’artista, i celesti, i blu, i rossi fiamma: tutto si svolge entro un sistema ben programmato di corrispondenze di riscontri tra il quadro e l’immagine frammentata.  La luce è sempre l’interesse prevalente e le gettate e le orlature luminose attraversano l’immagine come già nel passato, ma con un’intensità di incontri e di interferenze maggiori. È sempre il gioco della riflessione, dello specchiarsi dell’immagine (spesso l’artista, come abbiamo visto, pone al rovescio dei segmenti specchi reali). Una ricerca originale che si pone tra le più degne di attenzione nel panorama dell’arte contemporanea.